Diarrea Viaggiatore

che cosa è?
Si tratta di un quadro clinico, cui sono state assegnate anche pittoresche definizioni popolari quali “la Vendetta di Montezuma ”, caratterizzato da diarrea.

Il rischio di andare incontro alla diarrea del viaggiatore è massimo in casi di viaggi in Paesi in via di sviluppo. Si tratta infatti di una patologia indubbiamente favorita da situazioni di carenze igieniche e da climi caldo-umidi, ma non si può dire che chi viaggi in Paesi industrializzati sia del tutto esente dal rischio di andarvi incontro.

Oltre ai fattori locali, socio-sanitari e climatici, anche fattori propri dell’ospite (età, condizioni morbose pre-esistenti, maggiore o minore scrupolosità ed attenzione nel seguire norme igieniche e comportamenti appropriati, caratteristiche del viaggio) giocano un ruolo nella genesi della diarrea del viaggiatore.

Sono state, comunque, definite tre zone del mondo, cui corrispondono rispettivamente un rischio minimo (America del nord, Europa occidentale, Australia), un rischio intermedio (Europa meridionale, isole dell’Estremo) ed un rischio massimo (Africa, Asia, America meridionale e centrale, Medio oriente) di contrarre tale malattia.

cosa la provoca?
La diarrea del viaggiatore può avere, dal punto di vista eziologico, un’origine tanto batterica, quanto virale o parassitaria; d’altra parte, anche il solo cambiamento di abitudini e ritmi di vita e le diverse condizioni climatiche ed ambientali possono determinare la comparsa del quadro clinico.

Gli agenti patogeni riscontrati con maggiore frequenza in casi di diarrea del viaggiatore sono comunque, nell’ordine, i batteri Escherichia coli produttori di enterossina (ETEC), le Shigelle, le Salmonelle, il Campylobacter jejuni, e anche i banali Escherichia coli non enterotossici, che sono ospiti abituali del nostro intestino.

Oltre ai batteri, una causa frequente di diarrea del viaggiatore sono i Rotavirus, gli Enterovirus, i virus Norwalk, mentre tra i parassiti sono da ricordare la Giardia lamblia, l’Entamoeba hystolitica, i Cryptosporidium.

come si manifesta?
Il periodo di incubazione e la contagiosità della diarrea del viaggiatore sono strettamente dipendenti dalla natura dell’agente eziologico; solitamente, però, il periodo di incubazione varia da qualche ora a pochi giorni. La malattia si manifesta con diarrea con almeno tre scariche al giorno di feci liquide o semi-formate.

 

 

cosa fare quando ci si ammala?
La diarrea del viaggiatore è comunque una condizione morbosa, seppure fastidiosa, di lieve entità ed autolimitantesi (tende cioè a risolversi spontaneamente nel giro di qualche giorno) ma, nel caso che si manifestino sintomi sospetti (diarrea profusa, dolori addominali, febbre, disturbi dispeptici) sarebbe sempre bene consultare un medico, se non altro per escludere, mediante appropriati esami di laboratorio, malattie per le quali è necessaria una terapia appropriata.

Il trattamento della diarrea del viaggiatore si basa essenzialmente sulla reidratazione orale, per la reintegrazione dei liquidi e dei sali persi con le scariche diarroiche, con abbondante consumo di acqua minerale, succhi di frutta e biscotti salati, oppure di soluzioni saline già pronte in commercio.

In caso di necessità una buona soluzione reidratante può essere preparata anche in ambito domestico (vedi “preparazione soluzione reidratante”).

Il trattamento sintomatico, cioè con farmaci che riducono la mobilità intestinale, non è sempre indicato perché, nel caso di infezioni come la shigellosi (vedi scheda), possono prolungare il decorso della malattia.

Il trattamento di scelta è la terapia antibiotica, che dovrebbe essere iniziata il prima possibile, sempre su prescrizione e sotto controllo medico; nei casi in cui sia stata accertata la presenza di cisti di protozoi nelle feci, è necessario un trattamento specifico con farmaci antiparassitari.

come si trasmette?
Gli agenti patogeni responsabili di sintomatologia diarroica vengono trasmessi all’uomo per via fecale-orale, in primo luogo attraverso il consumo di acqua e alimenti contaminati, ma anche attraverso la balneazione, soprattutto se effettuata in acque dolci.

Il contagio diretto da uomo a uomo, attraverso contatto con mani sporche, è raro ma possibile; le mosche possono fungere da vettori passivi degli agenti infettivi, trasportandoli meccanicamente da superfici contaminate agli alimenti.

chi è a rischio?
Praticamente tutti i viaggiatori, con le dovute differenze riguardo le destinazioni e le caratteristiche del viaggio ed il periodo dell’anno.

 

 

come si previene?
Come per tutte le forme a trasmissione fecale-orale, lo scrupoloso rispetto di elementari norme igieniche è fondamentale, a livello individuale, per la prevenzione della diarrea del viaggiatore (vedi le “Regole d’oro”).

Anche il cercare di mantenere, per quanto possibile, i ritmi ed il tipo di alimentazione che si seguiva a casa propria, può contribuire a ridurre il rischio e l’entità del disturbo.

E’ importante assicurarsi che anche l’acqua per la balneazione sia sicura dal punto di vista igienico.

La disinfezione dell’acqua, da bere o per il lavaggio delle verdure e della frutta, può essere ottenuta, oltre che con i prodotti già pronti in commercio, con la bollitura (per un minimo di tre minuti), con soluzioni a base di cloro o mediante l’aggiunta di tintura di iodio (vedi “preparazione disinfettanti uso domestico”).

Va tenuto presente che i disinfettanti a base di cloro non sono efficaci sulle cisti dei protozoi come l’ameba (vedi scheda “Amebiasi”) o il Cryptosporidium. In questi casi risulta più efficace l’aggiunta di tintura di iodio (32 gocce di tintura al 2% per litro di acqua, lasciando riposare la soluzione così ottenuta per non meno di mezz’ora prima di utilizzarla). La tintura di iodio, a scopo di disinfezione, va utilizzata con cautela da parte di persone con problemi tiroidei.

vaccinazione e prevenzione farmacologica
Anche se esistono vaccini nei confronti di alcuni degli agenti patogeni responsabili di malattie diarroiche, la migliore prevenzione risiede nell’adozione delle elementari norme igieniche sopra descritte.

La somministrazione a scopo preventivo di antibiotici o altri farmaci è da escludere, in quanto non solo non mostra di avere alcuna effettiva azione protettiva, ma può anche comportare rischi per la salute e sgraditi effetti collaterali, oltre a contribuire a selezionare ceppi batterici resistenti.