TAHITI: Le isole Australi

Cinque isole dal profilo che si innalza verso il cielo e dalle morbide forme. Poste nel punto più a sud dell’arcipelago della Polinesia francese, sul Tropico del Capricorno, esse godono di un clima più fresco rispetto a Tahiti.
Le fertili pianure e il clima mite hanno valso a queste isole il soprannome di ‘granaio della Polinesia’. Isole dal carattere autentico, dove si vive bene, grazie al rispetto per l’ambiente e le tradizioni e alla relativa distanza dalle zone maggiormente frequentate: caratteristiche che i visitatori cominciano a scoprire e apprezzare.
L’arte dell’intrecciatura raggiunge il suo apice, per creatività e senso estetico, nella creazione di cappelli, borse e tovaglie, frutto della sapiente abilità di mani che in tessono fibre di pandano, cocco e di “aeho “, il giunco delle isole australi.
Ma non deve sfuggire la natura profondamente religiosa di queste isole, con i loro riti tradizionali, i canti e le melopee polifoniche, “himene tuhaa pae”, le feste popolari del “me” e del “tere”.


Raivavae
Isolotti solitari, nascondiglio di una straordinaria varietà di uccelli marini, i cui suoni stridenti risuonano nel cielo confondendosi con i sospiri della risacca e il canto della lontana scogliera: questa è Raivavae, un ‘isola a tratti irreale, che sembra nascere dal nulla in una laguna dai colori dello smeraldo. Una delle terre più affascinanti del Pacifico del sud -dicono. E una delle più selvagge.
Montagne ricoperte di velluto verde scuro, dai pendii cosparsi di felci che giocano a nascondino fra le nuvole, a quasi 400 metri sul livello del mare, innalzandosi verso il cielo.
I suoi 1049 abitanti hanno costruito graziose casette color pastello, distribuite su 5 villaggi, conducendo una vita semplice e tranquilla: Rairua, Mahanatoa, Anatonu, Vaiuru, Matotea. Nomi sconosciuti o quasi alle orecchie del frenetico mondo moderno che indicano comunità unite e gioiose, dove il visitatore può dimenticare le tensioni della vita quotidiana, tra un viaggio e l’altro a bordo della nave da carico, unico mezzo di trasporto verso l’esterno. Dopo aver solcato il mare per circa 630 km partendo da Tahiti, il Tuhaa Pae Il, che ha fatto scalo su un’isola dietro l’altra, si ferma sulla banchina di Rairua ogni due o tre settimane. E non molto lontano dal luogo in cui si trovano il municipio, la polizia, la chiesa e la scuola, carica e scarica merci e viaggiatori.


Rapa
Sorella minore dell’isola di Pasqua, la leggendaria Rapa Nui (la Grande), situata verso occidente e esterna alla Polinesia Francese, Rapa la Piccola, Rapa lti nella lingua di Tahiti, è l’isola più remota dell’arcipelago australe. A 420 km da Tahiti, si erge solitaria tra le onde dell’oceano, puntando verso il cielo i 600 metri del monte Perehau, immersa in un clima più fresco. Ha un ‘aria così misteriosa Rapa, con le sue cime che si tuffano nelle nuvole e il suo verde che si apre su baie profonde. In che modo la sua storia si intreccia con quella dell’isola di Pasqua?
Le antiche rovine, le fortezze, gli alteri “pa” dai muretti di pietra secca che cingono le sue creste vulcaniche, quali segreti celano ancora?
Il clima temperato di Rapa è ostile ai coralli e alle palma da cocco, assenti dalle sue rive, dove la temperatura, durante l’inverno australe, in luglio e agosto, può raggiungere i 50 C. Ma, grazie alla fertilità del suolo, abbondano frutta e verdura, dai nomi sconosciuti o familiari; arance dolci, pere, fichi, frutti della passione crescono fianco a fianco con la pianta del caffè, i “taros”, succulenti tuberi, e i “mungu”, piante dai fiori rosa dal gusto dolce, che i bambini succhiano come caramelle. Le montagne sono terreno di pascolo per capre e buoi che vivono in libertà, per poi finire nel menù quotidiano degli isolani, insieme a salmoni, aragoste, trepang, ostriche, ricci di mare, che affollano le acque della costa. Oltre che occuparsi di agricoltura, infatti, i 521 abitanti di Rapa, sono abili pescatori e cacciatori. Coproprietari dell’isola, vivono essenzialmente a Aurei, il villaggio dove trovano posto il municipio, la chiesa, la posta, la scuola, l’infermeria e la cooperativa. Qualche famiglia abita invece a Area, un minuscolo villaggio. A collegare Rapa con il mondo esterno solo la nave da carico Tuhaa Pae II che getta l’ancora nella baia di Haurei ogni due o tre settimane. Talvolta l’isola vede l’arrivo di qualche yatch o di imbarcazioni per la ricerca scientifica, che approdano per rifornirsi: le autorizzazioni di scalo, infatti, valgono solo per soste di breve durata.


Rurutu
36 kmq, 2015 abitanti “Eteroa” : un nome che sa di leggenda per l’isola di Rurutu, insolita e unica nel suo genere. Un ‘isola primitiva che regala l’originalità dei suoi altipiani di carbanato, contornati da scogliere spioventi che dominano il mare e disseminati di grotte e gallerie su cui aleggia lo spirito del mito. Rurutu : fiera dell”‘alzata delle pietre”, una dimostrazione di forza al centro di combattute giostre, e della produzione di toro, i cui campi solcati dai canali sono tenuti in modo impeccabile.
A Paparai, nella parte meridionale dell’isola, il fiume percorre 300 metri tra scogliere prima di tuffarsi nel mare con una foce a forma di imbuto. Stalattiti, stalagmiti, colonne, cespugli di vegetazione danno vita a uno spettacolo da togliere il fiato. Dalla cascata di Pairere, impressionante per altezza e portata, nascono un fiume e una taglia dove si riversano le sue acque.


Tubuai
45 kmq, 2 049 abitanti.
Isola principale dell’arcipelago australe, dal dolce profilo arrotondato, Tubuai è percorsa da un rilievo stemperato, costituito da due catene di montagne parallele dalle cime smussate, che si affianca alla pianura costiera, sufficientemente ampia per fare dell’isola un importante centro di coltivazione di prodotti alimentari e ortofrutticoli, destinati ai mercati di Tahiti.
Il monte Taita, che raggiunge il suo apice a 422 metri, e la catena occidentale, che delinea i tratti di un “uomo disteso nel sonno”, sono la meta di semplici percorsi per le passeggiate. Una strada attraversa l’intera isola, da nord (Mataura, il capoluogo) a sud (Mahu) : seguendo il corso di una piccola depressione, offre al piacere della vista i paesaggi campestri dell’interno. La strada costiera, invece, sposando le curve regolari del litorale, si apre sul panorama dei piccoli motu della laguna orientale, poco profonda, lambendo le più belle spiagge della costa occidentale. Per concludere la visita, è possibile fermarsi, sulla costa nord-crientale, al sito di Fort George, ricostruito in memoria dello sbarco battagliero di Fletcher e degli ammutinati del Bounty, oppure, nei pressi del villaggio di Mahu, a sud, a l’Ermitage Sainte-Hélène, affiancato dal monumento funerario di un ex presidente dell’Assemblea territoriale della Polinesia, con il suo epitoffio dal tono amaro.


Info: https://tahititourisme.it/it-it/ (Italiano)