Cipro, cultura alla corte di Venere

Diecimila anni di miti, storia, e inestimabili vestigia a Cipro raccontano i rapporti tra le Grandi civiltà del Mediterraneo e i continui scambi fra Oriente ed Occidente.

Kypros, terza isola per grandezza del Mediterraneo, da sempre è luogo di incontro. Una piattaforma naturale in cui i popoli del Mediterraneo si sono incontrati, scontrati e mescolati infinite volte nell’arco di 10.000 anni di storia. Nonostante, infatti, risalgano a “soli” 3.000 anni fa le prime testimonianze greche, Cipro sin dall’era neolitica, ha visto il passaggio di tutte le civiltà che resero grande e potente il Mediterraneo.

Isola posta al crocevia tra Europa, Asia e Africa, sulle sue coste vide approdare Fenici ed Assiri, Egiziani e Persiani, Romani, Bizantini e Crociati – che ne fecero una propria base sulla rotta per la Terra Santa -. e poi ancora i Veneziani e gli Ottomani, fino ad arrivare – in tempi più recenti – agli Inglesi. Ognuno le ha lasciato un po’ di sé: testimonianze, consuetudini, resti di insediamenti che oggi costituiscono il suo inestimabile patrimonio archeologico, un museo all’aria aperta che si integra con la scenografia del paesaggio e che offre una più approfondita chiave di lettura del litorale e del selvaggio entroterra.

Luogo di relax tra i più temperati del Mediterraneo, Cipro può appagare ogni curiosità archeologica, e agli appassionati riserva un variegato “menu” di villaggi preistorici, templi ellenici, basiliche bizantine, monasteri e castelli. Senza contare il gran numero di musei che testimoniano l’evolversi di storia, arte, costume e folklore isolani.

Per avere una visione d’insieme, merita innanzitutto uno sguardo Nicosia, capitale dal XI secolo d.C, racchiusa in una cinta di mura veneziane che si estende per 4, 5 chilimetri intervallati da 11 bastioni, sede di un Museo Archeologico in cui le glorie dell’antica Cipro sono ricostruite attraverso reperti e antichi tesori dal Neolitico all’epoca bizantina. Interessante anche il Museo Bizantino che conserva la più grande raccolta di icone di tutta l’isola.

Dopo questa doverosa tappa, si può fare tappa a Pafos e dintorni, area che vanta alcuni dei siti archeologici di maggior pregio raccolti nel Parco Archeologico di Kato Pafos come i mosaici romani delle case di Dionisio, Teseo e Aion. Poco lontano, le Tombe dei Re di epoca tolemaica, l’Odeon di Pafos e la chiesa di Panaria Chrysopolitissa con annessa la basilica paleocristiana dove, all’interno del complesso, è possibile vedere la colonna, dove, secondo la tradizione, S. Paolo fu flagellato.

Amathous, non lontano da Limassol, è un sito continua a svelare misteri della città – stato dove, secondo la leggenda, Teseo affidò Arianna alle cure degli abitanti. Sempre nel distretto di Limasol, sulla strada per Pafos, la magnifica città-stato è Kourion, sviluppatasi dall’età classica fino al cristianesimo in splendida posizione a picco sul mare. Il teatro greco-romano, originario del II secolo a.C., restaurato, viene utilizzato ancora oggi per rapresentazione di teatro classico. Poco lontano è il Santuario di Apollon Ylatis, dedicato al dio dei boschi, in cui si ammirano la palestra, i bagni ed un giardino sacro

Di rilevante interesse storico ed archeolologico anche Larnaca, con la Chiesa di Agios Lazaros, dedicata a San Lazzaro, patrono della città. E’ uno degli esempi più significativi dell’arte bizantina, eretta nell’IX secolo sulla tomba dell’imperatore Leone VI e fedelmente ristrutturata nel ‘600, che conserva una iconostasi barocca intagliate nel legno e la tomba del Santo, ogni anno al centro dei fastosi festeggiamenti della Pasqua Ortodossa 8 nel 2003, il 27 aprile). Nel villaggio di Kiti, a 11 km da Larnaca, la Chiesa di Angeloktisti, conserva una magnifica abside, un mosaico del VI secolo raffigurante la Vergin, il Bambino e due Arcangeli. In zona, da non trascurare gli scavi di Choirokoitia, insediamento dell’età della pietra tra i più importanti di tutto il bacino mediterraneo; e il monastero di Stavrouvouni, fondato nel IV secolo da Sant’Elena su un eremo roccioso, la cui rigida regola si rifà a quella della confraternita greca del Monte Athos e consente la visita ai soli uomini.

Vanto dell’entroterra dell’isola sono invece le chiese bizantine. Solitarie, arroccate su speroni rocciosi o nascoste nel folto dei boschi, sono una cinquantina, ognuna custode di un piccolo mondo a sé dove si respira aria di antica saggezza e si ammirano straordinarie icone. Luoghi di fede che vantano un primato unico. Ben dieci di queste fanno parte del patrimonio Mondiale dell’UNESCO. L’ultima, inserita nell’elenco nel dicembre del 2001, è la cappella di Metamorfosis tou Sotiros, la Trasfigurazione del Salvatore, sulla collina di Palaichori, dagli interni interamente dipinti da fini affreschi post- bizantini. Le altre nove si concentrano nella zona dei MontiTroodos. Celeberrimo è il monastero di Kykkos, del XI secolo, dove si conserva una icona dai presunti poteri soprannaturali. Particolarmente suggestive anche la chiesa di “Ayios Nicolaos tis Stegis”, ovvero San Nicola del tetto, alla periferia del ridente paesino di Kakopetria, edificio dei primi anni dell’ XI secolo, successivamente impreziosito dal tetto in legno a cui oggi deve il nome; “Panagia Podithou” di Galata, chiesa del 1502, con pitture murali italo bizantini d’influenza rinascimentale; la chiesina di “Panagia tis Asinou”
(XII secolo), a Nikitari sulla strada per Nicosia, la cui unica navata interna, a pianta rettangolare, è decorata da pitture murali di diverse epoche.