Bretagna: Grandi maree

Il litorale bretone si disegna giorno dopo giorno. Ha l’ampiezza, la vitalità dei ritmi eterni. La potenza ?
La deve alle maree che lo cullano e lo rinnovano con una salute di ferro. Visto dalla Manica o dall’Atlantico, il fenomeno delle maree è al centro dell’identità delle coste bretoni. Ci si sorprende continuamente, anche i più abitudinari, a stupirsi di questo sapiente va e vieni che rinnova instancabilmente la fisionomia delle spiagge, dei porti e dei bagnasciuga.
Due volte al giorno, ogni sei ore, il mare ritorna e si ritira in uno spettacolo di magia familiare. Come divini strateghi, il sole e la luna tengono le redini, ma è anche qui, tra l’acqua e la terra, che la Bretagna recita il grande atto della sue diversità. Diversità delle sue ricchezze, diversità dei suoi paesaggi che non si sono mai potuti fissare.
Al ritmo delle maree, la vita si rinnova
1700 chilometri di coste, isole, anse e capi… e tante maree sovrane… L’Armor bretone non conosce le mezze misure.
Dalla baia del Mont Saint Michel al promontorio di Crozon, da Penmarc’h al golfo del Morbihan, il mare riversa il suo corteo infinito di sensazioni. Vive, respira, si muove, con un’energia senza pari. In fondo alle dune e alle falesie, è la forza motrice di tutto un paesaggio.
a marea sale… L’aria vibra di un profumo di rinnovamento. Le ondine prendono forza e vengono ad infrangersi sulla sabbia in un sordo rumore di conchiglie.
Il vento si rafforza un po’, e riporta verso la riva i grappoli di varecchi e le barche leggere dei bambini. I bagnanti iniziano a lasciare le calette lontane in cui il granchio si riappropria dei suoi diritti. All’ora del mare pieno, gli scogli spariscono sotto i flutti e le rive sono bagnate di spruzzi. Al richiamo del largo, le barche possono infine lasciare il porto…
Quando viene il riflusso, le acque se ne ritornano da dove sono venute. Lento prima, il mare accelera progressivamente il suo ritmo prima di frenarlo di nuovo.
In periodo di acqua morta, non si ritira molto lontano, ma in acqua viva, può raggiungere un’ampiezza impressionante.
La spiaggia ritrova i suoi grandi spazi, e la sabbia umida è ondulata o si affossa sotto il piede nudo. Negli stagni a cielo aperto, il gamberetto fa una siesta silenziosa.
I ciottoli si asciugano dolcemente. Il mare se ne va lasciando sulla sua scia arabeschi di schiuma e conchiglie vuote. È qui che svela il suo segreto, la sua provvidenziale
dispensa aperta a tutti, uomini e uccelli… A marea bassa, la battigia pullula di vita.
Tutti becchi e leggerezza, gli uccelli investono le distese scoperte alla ricerca di piccoli molluschi. Intorno alle pozze e lungo la linea dei flutti, un numero formidabile di specie si affianca, per il grande piacere degli osservatori. Gabbiani e gabbianelli non hanno più il monopolio. È l’uscita delle beccacce di mare, dei pivieri, dei voltapietre,
delle pettegole, tutti esperti nell’arte di maneggiare i molluschi. Tutte le coste della Bretagna rigurgitano di questi ospiti pennuti che vivono e si nutrono al ritmo delle maree. Ad occhio nudo o con il binocolo, è facile distinguerli e seguire le loro tracce nel corso delle stagioni.
Nella baia di Cancale e del Mont Saint Michel le maree sono le più forti d’Europa. Il grandissimo rimescolamento delle acque favorisce lo sviluppo del plancton e fa prosperare l’ostrica ed il mitile su filari. In periodo di acque vive, il mare che si ritira a perdita d’occhio, sembra affrettarsi a raggiungere l’orizzonte. La sua velocità è percettibile ad occhio nudo. La prudenza è di rigore di fronte a queste maree dalla potenza leggendaria. Se non risalgono tutte «alla velocità di un cavallo al galoppo» sono comunque temibili e temute. Le maree bretoni sono quotidiane, sì, ma presentano sempre, da qualche parte, qualcosa di eccezionale…
I pescatori a piedi, esploratori di rive
I pescatori a piedi fanno parte del paesaggio, non appena il mare svela il suo tappeto. Escono soli spesso, talvolta in famiglia, con stivali alti, muniti di retino, secchiello e di rastrello, e percorrono a passi concentrati il cammino che li conduce al posto ideale solo a loro noto. Nei loro secchielli, il prezioso bottino: cuore edule, tartufi di mare, vongole strappate al fango, chiocciole, granchi, striglie, gamberetti, scovati negli scogli… Al momento dei forti coefficienti, circa due ore prima della bassa marea, i pescatori a piedi «esploratori di rive» invadono l’orizzonte a ondate prorompenti. Il giorno G della grande marea è di quelli di cui ci si diletta molto tempo prima. Questi rari momenti dell’anno in cui la luna, il sole e la terra coniugano le loro attrazioni, trascinano sul litorale bretone folle di passeggiatori, appassionati di sempre o dilettanti di oggi avidi di aria aperta e di cacce al tesoro. Per riempire il secchiello c’è più di un elemento, più di un segreto gelosamente conservato. Il ‘posto giusto’ non spetta solo al caso, non più dell’arte e del modo di localizzare il tartufo di mare o di afferrare il granchio senza farsi pizzicare. Ma attenzione, il piacere ha le sue regole e la gioia della raccolta non può far dimenticare la protezione delle specie e dell’ambiente.